«Difendiamo i salari e i diritti»

 
«Questa iniziativa mette in pericolo molti posti di lavoro nei settori dell’esportazione, già pesantemente colpiti dalla crisi.»

Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera

Photo : © Yoshiko Kusano

«Difendiamo i salari e i diritti»

I sindacati sono contrari all’iniziativa dell’UDC e conducono una propria campagna. Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera spiega l’importanza della  votazione per lavoratrici e lavoratori.

Perché i sindacati sono contrari all’iniziativa che chiede la disdetta degli accordi bilaterali?

Semplicemente perché minaccia gli interessi fondamentali delle persone che lavorano nel nostro Paese: i salari e i posti di lavoro. Questa iniziativa mette in pericolo molti posti di lavoro nei settori dell’esportazione, già pesantemente colpiti dalla crisi. Attacca soprattutto gli strumenti di protezione dei lavoratori svizzeri e di sostegno ai nostri contratti collettivi duramente conquistati, che sono legati agli accordi bilaterali. Per questo motivo siamo assolutamente contrari.

I sindacati non hanno voluto l’accordo quadro con l’Unione europea e ora difendono i bilaterali. È logico?

Anche l’accordo-quadro con l’Unione europea mette in discussione la nostra tutela dei salari. Ma in questo caso è la Commissione europea che si muove, d’intesa con determinati ambienti padronali, per aumentare la concorrenza ed eliminare le regole sul mercato del lavoro. Chiediamo pertanto al Consiglio federale di rinegoziare il progetto di accordo. Siamo infatti decisi a combattere ogni attacco contro i salari svizzeri, indipendentemente dalla loro provenienza. Il 27 settembre, tuttavia, decidiamo se mantenere o mettere in  discussione tutto ciò che abbiamo ottenuto con gli accordi bilaterali. L’UDC attacca i diritti di lavoratrici e lavoratori e i controlli sul mercato del lavoro. Ma chiede anche che i datori  di lavoro possano continuare ad attingere a tutti i lavoratori stranieri che desiderano. La conseguenza non sarà quindi una diminuzione dell’immigrazione, ma un aumento del  dumping e della pressione sui salari. La Svizzera ha già sperimentato il modello dei contingenti sostenuti dall’UDC. È sfociato in un massiccio aumento del ricorso a personale  immigrato, sfruttato, in situazioni precarie, senza possibilità di difendersi. Di fronte a questo inganno, l’unico modo per combattere efficacemente gli abusi è sviluppare misure di  accompagnamento. È questa la strada da seguire.

Con la crisi del coronavirus, la disoccupazione è aumentata a un ritmo senza precedenti. Cosa si sente di dire alle persone spaventate?

Dobbiamo combattere contro tutti i licenziamenti. Ed evitare una catastrofe sociale ed economica. I sindacati si impegnano per ottenere solide misure di sostegno per i lavoratori  dipendenti e gli indipendenti colpiti dalla crisi. Continueremo a farlo e a lottare per ogni posto di lavoro. Dobbiamo superare le conseguenze della pandemia. Ma dobbiamo anche  continuare a lavorare per un futuro migliore per tutti in Svizzera. Con posti di lavoro di qualità, buoni salari e progressi sociali concreti.

Quali?

Le settimane di ferie supplementari, i salari garantiti in base alla qualifica, il pensionamento anticipato nel settore edile sono solo alcuni esempi. Queste e molte altre conquiste nel campo delle cure, dei servizi, del trasporto pubblico e dell’industria esistono solo perché i lavoratori si sono sindacalizzati e si sono mobilitati per i CCL.

E quest’anno abbiamo ottenuto la creazione di una pensione ponte per i disoccupati anziani. Le persone che perdono il lavoro dopo i 58 anni e non lo ritrovano, nonostante i loro sforzi, non dovranno più temere di doversi rivolgere all’assistenza sociale. Una rendita di transizione permetterà loro di vivere con dignità fino al pensionamento. L’UDC sta  lottando contro questo diritto tramite un referendum. Ancora una volta, dovremo combattere. Ma con il sostegno di tutti noi, saremo in grado di far progredire il nostro Paese.

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